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Aioli | ![]() |
Bodi e Aje | ![]() |
Cipolle ripiene | ![]() |
Genepy | ![]() |
Gnocchi |
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Pane | ![]() |
Polenta | ![]() |
Polenta Nera | ![]() |
Raviola Valouriana | ![]() |
Torta di patate |
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Torta di riso |
La cucina dei Valloriani
La cucina dei Valloriani, come in generale la gastronomia di montagna, era stagionale e povera ed utilizzava le scarse risorse che il territorio offriva: castagne, patate, polenta di grano saraceno, latte, formaggio, erbe selvatiche, qualche uova. La carne, invece, era un gran lusso, tant’è che compariva in tavola solo nei rarissimi momenti di festa e proveniva da animali allevati in casa, alcune volte anche dalla caccia che, in quei tempi, non era uno sport ma una esigenza.
… ma “la fam es' na bono cuziniro” - la fame è una buona cucina: questo detto dell’area montana occitana ci ricorda, però, che seppure scarsi di ingredienti i “piatti valloriani” erano anche appetitosi e, come si usa dire ora, creativi.
Moundach, plà, toutùoua, crùa, baiana, bourtùa: tanti e diversi modi di trasformare, far cuocere e consumare le castagne, il cosiddetto “pane dei poveri”.
In occasione di matrimoni, battesimi e “rumiage” ecco poi che la tavola, sulla quale quotidianamente si alternavano patate, castagne, pasta e – seppur di rado – riso, era colma di sapori e bontà: torte di riso, torte di cipolle, torte di patate, torte di pere, pesche ripiene, finanche gusti provenzali come “bodi e ajè".
Ricette spontanee non certo create a tavolino, che donne e uomini di Valloriate si tramandavano di generazione in generazione, caratterizzate da una combinazione sapiente di quelle limitate risorse alimentari di cui di volta in volta si disponeva e ispirate “dal far di necessità virtù”.
a.m
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